Decennio anticonformista e contro corrente, un mix di culture e libertà che caratterizzano ancora la moda di oggi.
Nel 70 entrò in vigore in Italia la legge sul divorzio, una libertà a lungo negata ed inizio di un profondo cambiamento. Nel frattempo in America nasceva il movimento Flower Power, in protesta alla guerra del Vietnam , di cui tutti conosciamo l’evento che lo simboleggia: il festival di Woodstock. Gli anni ’70 sono un periodo di tanti cambiamenti: libertà sessuale, lotta per i diritti delle donne, rifiuto dell’esercito obbligatorio diffusi tra le masse.
Dal contesto culturale in atto si distinsero gli Hippy, capelli incolti e non curati e che oltre ad indossare tuniche e camice lunghe e larghe in tessuti naturali, fantasie sgargianti psichedeliche di fiori e tie and dye, accessori e gioielli di tutti i tipi professavano ideali di amore e pace. L’abbigliamento femminile era caratterizzato da gonne lunghe, abiti comprati al mercatino dell’usato, zoccoli ed occhialoni grandi da sole ed identificava la rivoluzione femminista del periodo. Senza dimenticare che tutta la moda era unisex. L’idea chiave è essere contro corrente, non seguire i dettami della moda. È permesso indossare qualsiasi cosa: dai capi couture all’abbigliamento second hand, l’importante è essere unici, diversi dagli altri.
Spesso lo stile identificava gli ideali politici in cui ci si riconosceva ad esempio in Italia la giacca di pelle, gli occhiali Ray Ban e le polo Lacoste erano prerogativa dei giovani di destra, mentre i giovani di sinistra preferivano l’eskimo verde indossato sopra ai jeans, scarponcini simili ai “Clarks Desert Boots”, maglioni di taglia abbondante e borse a tracolla in tela o cuoio.
In Italia il primo a capire le dinamiche di questa rivoluzione fu il grande ElioFiorucci, che nella bottega di pantofole a Milano, ereditata dal padre, creò un emporio in cui si poteva trovare di tutto. Capì l’importanza del marchio legato ad un logo e da questa intuizione inventò il suo: due angioletti vittoriani muniti di pesanti occhiali da sole. Nel suo bazar, diventato punto di incontro, trovavi vestiti usati, vestiti mal rifiniti, jeans, felpe, t-shirt, zatteroni, occhiali, accessori coloratissimi, tute e leggins colorati e super aderenti in tessuto elasticizzato adatte alla disco dance.Nel contesto internazionali le case di moda erano in forte difficoltà, per evitare la crisi in corso iniziarono a produrre il “pronto moda” , abiti più normali e commercializzati pronti per essere indossati seppur ad un costo alto. Le sfilate divennero un veicolo alla vendita e la moda divenne un mix di trend di tutti i colori ed etnie.In questi anni c’è l’esplosione della maglieria, di cui la stilista francese Sonia Rykiel era considerata la regina. Si indossava strati di maglia, berretti, sciarpe, scaldamuscoli. Tra le novità, proprio all’inizio del periodo, vi furono gli Hot pants, pantaloncini molto più corti delle minigonne che lasciavano interamente scoperte le gambe. Lo stilista più importante che capì il vero cambiamento in atto fu il genio ribelle Yves Saint Laurent, innovatore del guardaroba femminile, applicò alla donna diversi capi tradizionalmente maschili con un occhio rivolto anche al folklore, creò una celeberrima e sontuosa collezione in stile russo, poi un’altra in stile cinese. Le caratteristiche principali della moda degli anni ’70 sono eclettismo e varietà. Quel decennio è un mix di stili: etnico, classico, romantico, hippie, sportivo, safari, disco, unisex, punk.
Icone dello stile degli anni ’70 sono Jane Birkin, Catherine Deneuve, Liza Minnelli.